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FRANCO Giacomo

SG Collezione Stampe / Autori  / FRANCO Giacomo
Franco G; Orfeo tra gli animali - 350

FRANCO Giacomo

(Venezia 1550 – 1620)

Incisore ed editore italiano nato a Venezia, o forse a Urbino, autoqualificatosi nel proprio testamento come ‘desegnador’.
Egli fu figlio naturale di Giovanni Battista Franco ‘il Semoleo’e di una certa Francesca di Urbino.
Sebbene la sua attività principale è stata quella di incisore a bulino e all’acquaforte, il suo nome è citato nell’elenco della corporazione dei pittori veneziani.
Dopo avere inciso alcune tavole derivate da soggetti del padre negli anni 80 del XVI secolo egli ha eseguito incisioni di traduzione da Agostino Carracci delle quali più tardi è stato anche editore. Sempre nello stesso periodo uscirono a Venezia le ‘Metamorfosi di Ovidio’ con le ‘… nuove figure intagliate in rame, da messer Iacopo Franco huomo d’aprovato valore in quest’arte’.
Un’altra opera di notevole prestigio artistico fu la prima versione figurata della Gerusalemme Liberata del Tasso stampata a Genova da G. Bartoli nel 1590.
A Venezia Giacomo Franco ha avuto anche una cacografia, all’insegna del Sole, e una bottega di libraio.
La sua attività di editore ha fatto sì che il Franco in numerose occasioni intagliasse tavole per illustrare i libri che venivano stampati presso la sua bottega. E’ questo il caso del Giardino spirituale di P. Morigi (1608), ricco di immagini a piena pagina, forse l’opera più importante del Franco incisore: gli ‘Habiti d’huomeni et donne venetiane con la processione della Ser.ma Signoria ed altri particolari…’ de 1610. Nel 1611 uscì l’ultima opera stampata dal Franco, il De excellentia et nobilitate delineationis libri duo, trattato che comprendeva studi anatomici ad acquaforte e a bulino incisi da Jacopo Palma il Giovane.
L’opera fu ristampata nel 1636 da Marco Sadeler con il titolo Regole per imparare a disegnare i corpi umani…. (vedi biografia di Palma il giovane).
È probabile infatti che il Franco avesse abbandonato da tempo l’attività incisoria: una stampa su disegno del Palma con S. Carlo Borromeo e dedica all’abate Spini ricorda il dono della vista, persa da “molti anni” e recuperata per intercessione del santo nell’agosto del 1614.
Sei anni più tardi sarà ancora infermo, ma sano di mente, come dichiara egli stesso nel testamento del 1620.

Le Opere