Back to top

Le Tecniche

SG Collezione Stampe / Le Tecniche

L’uso di tracciare segni e figure su una superficie liscia, per mezzo di strumenti appuntiti, è antichissimo e precede, probabilmente, la tecnica stessa del disegno. Nell’antichità l’incisione di vari tipi di superfici e materiali per trarne figurazioni era ampiamente diffusa, ma solamente a partire dal XIV secolo si espande in Europa il procedimento di imprimere, con l’uso di matrici, segni e figure sulla carta, supporto entrato da poco in uso e fondamentale per la diffusione di questa forma d’arte.
La stampa può essere un’opera d’arte come qualsiasi altra creazione dell’uomo. L’incisione, infatti, è un’espressione libera e spontanea che si realizza con mezzi semplici e dice tutto quanto è nell’animo dell’artista.
Seppure senza far uso del colore, l’incisore è sempre stato capace di creare tutta la gamma dei toni che gli occorrevano, dalle luci più intense alle ombre più impenetrabili.
Un’antica stampa non è una riproduzione ma un originale, in quanto sulla matrice incisa, tavola di legno o lastra di metallo, l’artista ha elaborato un’immagine nuova, inedita, realizzata appositamente e soltanto per essere stampata. Inoltre una stampa ‘originale’ ha una tiratura (cioè una quantità di esemplari o prove realizzati da una matrice) limitata, che è condizionata dalla forte usura della matrice durante la stampa.
Vi sono stati grandi maestri come Dürer, Rembrandt, Giambattista Tiepolo, Piranesi , che hanno compreso il valore estetico e il contenuto intimo e umano dell’incisione, la cui autorevolezza e unicità regge il confronto con qualunque altra forma d’arte.
Fin dal suo primo apparire la raffigurazione a stampa ha avuto una divulgazione molto più ampia e rapida di ogni altro prodotto artistico del genio umano. Senza l’incisione a stampa, che ci ha raccontato per secoli i soggetti artistici più vari e le composizioni più mirabili, soltanto i pochi che potevano recarsi a vedere i singoli capolavori nell’unico posto dove si trovavano avevano il privilegio di poterli ammirare. Con l’incisione le opere sono state ammirate contemporaneamente in tutto il mondo civile in ogni luogo e in ogni tempo.
Come un quotidiano illustrato essa ci ha raccontato giorno per giorno centinaia di anni della storia dell’umanità. Essa ha descritto tutto, la vita e la morte, le gioie e i dolori, le vittorie e le disfatte, i fasti delle corti e la quotidianità degli umili; i paesaggi, i monumenti, i mestieri e i costumi, le ricchezze e le miserie; nobili e mendicanti.
Fra il libro e la stampa vi è un forte legame, per secoli la loro sorte è stata legata alla civiltà. Dove l’istruzione è elevata, il libro e la raffigurazione a stampa sono stimati, perché soddisfano due grandi amori, quello per la cultura e quello per l’arte.

Stampa d’invenzione e stampa di riproduzione

Le stampe d’invenzione sono quelle opere il cui soggetto è stato ideato direttamente dall’incisore e non deriva da un precedente disegno o dipinto di altri. Pertanto, la stampa d’invenzione va intesa come un prodotto artistico finale quali potevano essere un disegno, una scultura o un quadro. Nella stampa d’invenzione l’autore esprime pienamente il proprio pensiero e il proprio gusto artistico in modo più libero ed ampio di quanto possa fare con l’opera pittorica spesso più vincolata ai desideri e ai capricci del committente.

Stampe di riproduzione (o di traduzione) sono invece quelle incisioni il cui soggetto è derivato da un precedente disegno, dipinto o scultura eseguito da un artista diverso da quello che incide la matrice per la stampa. Il merito delle opere di traduzione è stato quello di divulgare ad un pubblico più ampio la conoscenza dei grandi capolavori dell’arte. La diffusione di stampe di riproduzione è stata promossa da importanti artisti quali Raffaello, Tiziano, Tintoretto, Rubens, che spesso hanno eseguito disegni concepiti appositamente affinchè venissero messi a stampa da abili incisori. Tra il disegno e la sua traduzione sulla matrice entra in gioco un fattore determinante per il successo finale dell’opera: l’abilità tecnica dell’incisore. E’ quindi importante riconoscere il grande merito alle geniali invenzioni di Dürer, Rembrandt, Tiepolo e Goya, ma è altrettanto doveroso sottolineare il magnifico contributo che maestri incisori come Marcantonio Raimondi, Giorgio Ghisi, Agostino Carracci, Lucas Vosterman, pur attingendo a soggetti ‘altrui’, hanno saputo dare una impronta propria, così da rendere la rappresentazione a stampa una forma di espressione artistica straordinaria.

La xilografia

Il più antico procedimento di raffigurazione a stampa è la ‘xilografia’, detta anche stampa in rilievo. Uno strumento semplice che può dare l’idea dell’incisione in rilievo è il timbro. Le lettere che devono essere stampate si vedono sul timbro in risalto. Chi vuole ottenere un’impressione batte su un tampone inchiostrato e poi imprime sulla carta la figura e le lettere che sono sul timbro. Con la xilografia, tecnica probabilmente derivata dalle antiche decorazioni dei tessuti, viene utilizzata come matrice una tavola di legno piuttosto duro come melo, pero, ciliegio o bosso. Questa viene incisa usando un coltellino e diversi tipi di sgorbie in modo che il disegno che si vuole ottenere risulti in rilievo e le parti, che resteranno bianche nella stampa, siano scavate rimuovendo il legno in eccesso. Le prime xilografie erano estremamente semplici e usate perlopiù come sigilli o emblemi; via via le impressioni xilografiche hanno acquisito maggior forza espressiva.

La calcografia

La tecnica di incisione in cavo si esegue usando come matrice per la stampa una lastra metallica sulla cui superficie vengono tracciati dei solchi nei quali si raccoglie l’inchiostro. Il procedimento è simile a quello delle iscrizioni sulle lapidi, in cui la pietra viene scavata e gli incavi riempiti di una sostanza nera. Nella incisione su rame, detta ‘calcografia’, l’inchiostro penetra nei solchi, ai quali corrispondono i tratti neri sul foglio, e viene invece accuratamente rimosso dalle parti di superficie delle lastre non incise, alle quali corrisponderanno i bianchi. Nei metodi di stampa su lastra metallica, i soggetti in primo piano, le ombreggiature e gli sfondi sono resi in maniera ottimale variando la larghezza e la profondità dei solchi incisi, che possono essere più o meno sottili e fitti in modo da rendere le diverse variazioni del chiaroscuro.

Il metodo diretto

Bulino

Questa tecnica trae la sua denominazione dallo strumento utilizzato per incidere, che è costituito da un’asta di metallo a sezione quadrangolare o triangolare tagliata trasversalmente a ‘becco’, con un manico di legno tondeggiante facilmente adattabile al cavo della mano. L’azione della punta affilatissima del bulino, spinta sulla lastra, solleva dei sottili e lunghi trucioli di metallo dette “barbe o bave” all’estremità e ai bordi dei solchi incisi. Queste vengono poi asportate con un particolare strumento a lamina, il “raschiatoio”. Il segno del bulino si distingue per la sua nitidezza nella stampa e permette la tiratura di un numero di esemplari elevato prima che i solchi comincino a deteriorarsi rendendo l’immagine meno chiara e nitida.

Puntasecca

Lo strumento utilizzato con questa tecnica è costituito da una punta di metallo molto affilata, a forma di ago, che si manovra tenendola verticale rispetto alla superficie della lastra, come una matita. A differenza del bulino, la puntasecca non asporta il metallo, ma lo graffia, producendo ai lati del solco numerose “barbe”, scorie di metallo fragili e irregolari. Queste possono essere lasciate o eliminate con il raschiatoio. L’effetto particolare della puntasecca viene ottenuto lasciando sui bordi i riccioli delle graffiature: le barbe. In questo caso, l’inchiostro viene trattenuto non solo nel solco, ma anche, esternamente a questo, dai riccioli di metallo, così che la linea incisa si presenta larga e lateralmente sfumata, ottenendo un effetto vellutato di particolare morbidezza. L’impressione sfumata della puntasecca si può mantenere solamente su pochi esemplari, dato che le barbe vengono rapidamente appiattite dalla pressa.

Il metodo indiretto

L’acquaforte

I solchi sulla lastra si possono ottenere anche con un procedimento chimico ottenuto mediante l’azione di un acido capace di corrodere il metallo. Questo procedimento di incisione indiretto è conosciuto con il termine di acquaforte. Per realizzare un’incisione all’acquaforte la lastra metallica deve essere preventivamente ricoperta da un sottile strato di cera e resina applicato a caldo ed in maniera uniforme su tutta la superficie. La lastra viene poi annerita con nerofumo perché la raffigurazione risulti in seguito più evidente all’occhio dell’incisore. Dopo queste operazioni preliminari, l’artista “disegna” con una punta acuminata, asportando la cera e scoprendo così di nuovo il metallo sottostante. La lastra viene quindi esposta all’azione di un acido diluito, generalmente acido nitrico, chiamato un tempo “aqua fortis”. L’acido o mordente penetra nei segni dove la cera è stata tolta e corrode il metallo per un tempo più o meno lungo a seconda che si vogliano ottenere solchi più o meno larghi e profondi. Questa operazione viene chiamata morsura. I segni possono essere sottoposti a tempi di morsura diversi, in modo da ottenere diverse profondità e larghezze, e quindi diverse intensità in fase di stampa. Terminate le morsure, la lastra viene immersa nell’acqua per liberarla dall’acido e infine viene tolta la cera residua. Ultimata l’acquaforte l’artista può rifinirla e completarla con la puntasecca per produrre gli effetti delle barbe.
Data l’ampia gamma delle tonalità che si possono ottenere con il giuoco delle morsure, l’acquaforte è stata spesso preferita ad altre tecniche dai pittori-incisori, per la libertà espressiva e per gli effetti luministici, soprattutto nelle stampe d’invenzione.

Gli stati

Ogni volta che viene apportata una modifica sulla matrice originale di una stampa si genera un nuovo stato. Si avranno diversi stati di una stampa quando l’artista, o altri dopo di lui, avranno apportato modificazioni all’inciso, mentre si avrà uno stato unico quando la matrice originale non verrà più toccata. I cambiamenti che una matrice può subire nel tempo possono riguardare modificazioni importanti della composizione oppure essere di significato marginale come l’aggiunta o la cancellazione di una data, di un numero, la sostituzione dell’indirizzo di un editore con quello di un altro e così via. Un chiaro esempio del susseguirsi di più stati di una lastra è quello del bulino di Dürer Adamo ed Eva. Esistono esemplari nei quali appare compiutamente incisa una parte del bosco di sfondo e la sola gamba destra di Adamo mentre il resto della stampa, compresa la figura di Eva, è soltanto delineato ma non compiutamente inciso. Questi esemplari sono classificati come I stato. Ne esistono altri in cui è incisa anche la gamba sinistra di Adamo, II stato. In altri esemplari ancora tutta la raffigurazione è compiutamente incisa, III stato o stato definivo. Nel caso di questa opera di Dürer i diversi stati si distinguono con il progredire e con il completamento dell’incisione da parte dell’artista. In altri casi invece la differenza tra stati si basa su particolari poco significativi come l’aggiunta di una numerazione o quella di una dedica. Generalmente gli esemplari di I stato o di stato unico sono i più ricercati in quanto la matrice non è ancora consumata dal tempo e dall’usura. Non vi è alcun rapporto tra tiratura e stato, ad un unico stato possono corrispondere una sola o molte tirature. I diversi stati di una stampa sono importanti nella compilazione dei Cataloghi Ragionati in quanto permettono di ricostruire una cronologia, seppur grossolana, dell’uso di una matrice.