Nel volume ‘ L’alba dei libri’ Alessandro Marzo Magno definisce la Bibbia stampata da Gutenberg a Magonza tra il 1452 e il 1454 come sobria e austera: tedesca, gotica, cristiana e medioevale. Questa prima opera, edita in due volumi con la nuova tecnica dei caratteri mobili, si rifà agli stilemi dei libri e codici manoscritti dei periodi precedenti, come si può rilevare dal testo delle pagine diviso in due colonne, dalle 42 linee ‘giustificate’ in ogni facciata, dai titoli stampati con inchiostro rosso e dai capilettera finemente decorati. Secondo le principali fonti storiche di riferimento gli esemplari della Bibbia stampati da Gutenberg sarebbero stati 184, di cui 150 su carta e 34 su cartapecora. Certo è che oggi se ne contano 41 esemplari conservati presso raccolte pubbliche e musei. Una volta stampato il testo, sugli spazi bianchi delle pagine sono stati aggiunti a mano, per opera di abili miniaturisti, motivi decorativi d’invenzione, così che i vari esemplari, pur con il testo comune, risultano uno diverso dall’altro.
L’invenzione di Gutenberg ha certamente rappresentato una pietra miliare nella cultura dei popoli; il libro stampato in copie numerose non era più appannaggio di pochissimi individui, come era stato per i codici trascritti dagli amanuensi, e presto vi fu il sorgere di stamperie in varie parti d’Europa. Prima dell’introduzione della stampa, i libri redatti a mano erano generalmente corredati da preziose tavole miniate che si accompagnavano al testo per facilitarne la comprensione e per rendere più incisivo il messaggio in esso contenuto. Emergeva pertanto la necessita di introdurre insieme allo scritto, anche raffigurazioni con lo scopo di rafforzare il significato del testo oltre che di impreziosire il libro. Nascono così i primi libri illustrati con testo e raffigurazioni xilografiche, sia che queste occupino l’intera facciata del foglio, sia come figure intercalate nel testo. Oggi molto rari, i libri con figure xilografiche rappresentano la naturale evoluzione delle stampe a carattere religioso e devozionale che, impresse su fogli sciolti, circolavano in diversi paesi europei sin dalla metà del XIV secolo. Per tutta la seconda metà del ‘400 si assiste ad una crescente produzione di pubblicazioni con illustrazioni xilografiche che via via da semplici, realizzate con pochi tratti e prive di prospettiva, diventano sempre più elaborate e complesse con l’aggiunta di ombreggiature e sviluppi prospettici tali da somigliare sempre di più a disegni artistici. I libri a stampa dalle origini fino al 1500 vengono detti incunaboli, termine derivato dal latino ‘in culla’ che compare per la prima volta in un trattato sull’arte tipografica stampato a Colonia nel 1639, mentre si definiscono postincunaboli quelli editi nei primi decenni del XVI secolo sia che riportino figure xilografiche sia calcografiche, generalmente bulini.