
MITELLI Giuseppe Maria
(Bologna 1634 – 1718)
Incisore e pittore bolognese inizialmente è stato allievo di suo padre Agostino, anch’egli pittore, e successivamente si è perfezionato nell’arte pittorica e grafica al fianco di Simone Cantarini, Francesco Albani, Guercino e Flaminio Torri.
Nel 1658 è partito alla volta della Spagna al seguito del padre e a Madrid è stato impegnato soprattutto nel trarre disegni da alcune delle più importanti tele della collezione reale e in particolare da quelle di Tiziano e Van Dyck.
L’anno successivo, mentre il padre ha continuato la sua attività a Madrid, Giuseppe Maria si è recato a Venezia dove ha realizzato disegni ancora da Tiziano, dal Veronese e da Tintoretto.
Quando lo raggiunse la notizia della morte del padre (1660) egli probabilmente è ritornato a Madrid per riprendere possesso dei beni paterni. Nel 1661 era di nuovo a Bologna.
Della sua vasta attività pittorica rimane oggi un corpus piuttosto esiguo oscillante tra modelli classici e soggetti di derivazione popolare trattati soprattutto nelle sue opere grafiche.
Avviato con ogni probabilità dal padre egli ha dedicato i suoi sforzi maggiori all’incisione, lasciando circa seicento lastre eseguite in larghissima prevalenza all’acquaforte.
Al 1660 risale la serie di incisioni Arti per via, quaranta tavole che illustrano i vari mestieri svolti da venditori e commercianti per le strade di Bologna, derivata dai disegni di Annibale Carracci, ed edita dal romano Giovanni Giacomo De Rossi.
Nella prima fase della sua carriera il Mitelli dovette cercare di accreditarsi soprattutto come incisore di traduzione, lavorando su alcuni classici della pittura bolognese e veneziana.
In questa attività rientra la realizzazione, nel 1663, dell’Enea vagante, gruppo di 12 acqueforti dedicate a Leopoldo de’ Medici e basate su disegni di Flaminio Torri, che riproducono le storie dell’eroe troiano affrescate dai Carracci in palazzo Fava a Bologna.
Celebri sono rimaste le sue stampe di carattere moraleggiante e didascalico in cui si annoverano allegorie sacre e profane, satire politiche, proverbi e giuochi di società, spesso accompagnate da brevi didascalie o da proverbi dialettali.
La famosa serie mostra una fiorente produzione di immagini di tema popolare, che divennero una sorta di marchio di fabbrica dell’incisore bolognese. Del 1678 sono i Proverbi figurati, serie dedicata a Francesco Maria de’ Medici e composta di 48 acqueforti che, facendo interagire i codici linguistico e visivo, illustrano altrettante massime di derivazione per lo più popolare.
Nel 1683, ottenne grande successo, anche a livello internazionale, con le originali invenzioni dell’Alfabeto in sogno, in cui ogni foglio illustra una lettera ottenuta attraverso la congiunzione di figure diverse.
Sul finire del secolo egli firmò inoltre un’ulteriore serie didattica, realizzando 12 tavole raffiguranti i Sensi, le Stagioni e le Parche, contornati da dettagli anatomici, volti e mascheroni.
Egli è morto a Bologna nel febbraio del 1718.