
HOLLAR Wenzeslaus
(Praga 1607 – Londra 1677)
Disegnatore e incisore boemo, figlio di un alto funzionario della città di Praga e destinato dal padre allo studio della giurisprudenza, lasciò la Boemia all’eta di vent’anni, quando la sua famiglia era caduta in rovina a seguito della Guerra dei Trent’anni.
Nel Castello di Praga aveva potuto ammirare tante opere d’arte ed aveva subito l’influsso di uno dei pochi artisti rimasti, Aegidius Sadeler.
Quest’ultimo lo convinse a recarsi a Francoforte sul Meno presso la bottega del disegnatore e incisore svizzero, fortemente influenzato dalla grafica di Callot, Matthaüs Merian, dove egli rimase per alcuni anni.
Successivamente (1629) si è recato a Strasburgo dove ha condotto una vita isolata a causa del protrarsi della guerra.
Dal resto dell’Europa giungevano soltanto notizie frammentarie sul lavoro di Rembrandt, Rubens, Velasquez e Bernini.
Nel 1633, seguendo il Reno, è giunto a Colonia dove ha eseguito circa settanta intagli tra cui il grande Prospetto della città in sei parti.
Nel 1636 conobbe Thomas Howard, Conte di Arundel, che per diversi anni lo mantenne al suo servizio. Howard era ben noto ed altamente stimato dagli artisti d’Europa. Per esempio Rubens lo definì “un evangelista dell’arte”.
Alla morte del Conte, Hollar ha inciso una stampa commemorativa in suo onore tratta da un disegno di Cornelis Schut.
Passato successivamente al servizio del Duca di York ha inciso ininterrottamente lastre singole e in serie diventando uno degli incisori più prolifici di tutti i tempi.
Ha eseguito circa 2600 intagli all’acquaforte raffigurando paesaggi, vedute di città, scene di costume, ritratti e numerose opere di riproduzione da Leonardo, Holbein, Tiziano, Elsheimer e Van Dyck.
Negli ultimi anni della sua vita rimase pressochè in miseria tanto che i creditori, prevedendo la sua fine, fecero portare via i suoi mobili e gli utensili per l’incisione.
Si disse che Hollar dovette supplicare perché gli fosse lasciato almeno il letto.
Fu sepolto nel cimitero di Saint Margaret nel quartiere di Westminster.
Una mano anonima aggiunse più tardi nel registro dei defunti di Saint Margaret le parole ” the famous “.
Nel tempo la sua grande maestria divenne sempre più evidente agli occhi della critica e retrospettivamente via via più apprezzata.