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MAZZOLA Francesco “Parmigianino”

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M Parmigianino; La resurrezione -350

MAZZOLA Francesco “Parmigianino”

(Parma 1503 – Casalmaggiore 1540)

Pittore, disegnatore e incisore italiano esponente fondamentale della corrente manierista emiliana. Discendente di una famiglia originaria di Pontremoli, ottavo di nove fratelli, era figlio del pittore Filippo Mazzola e di Donatella Abbate. Dopo la morte del padre, in seguito ad un’epidemia di peste, fu avviato allo studio del disegno dagli zii Pier Ilario e Michele anch’essi pittori.  Esempi importanti per la sua formazione artistica furono gli affreschi del Correggio a Parma e l’osservazione delle opere del Pordenone. Molto probabilmente ebbe modo anche di ricevere un’educazione letteraria e musicale.

Il primo incarico importante arrivò proprio all’indomani della prima vittoria di Carlo V sui francesi con la battaglia della Bicocca. Per celebrare lo scampato assedio da parte delle truppe di Francesco I, fu eretta la chiesa della ‘Madonna della Steccata’ che il Parmigianino contribuì a decorare. In particolare, l’artista dipinse le cappelle laterali. Sempre in questi anni gli venne chiesto di realizzare un ciclo di affreschi per il soffitto di una stanza nella Rocca dei Sanvitale a Fontanellato, in provincia di Parma. Qui dipinse la cosiddetta “stufetta” con quattordici lunette con episodi della favola di ‘Diana e Atteone’.

Nel 1524 avvenne il tanto desiderato trasferimento a Roma. Una volta arrivato alla corte del Papa, sempre accompagnato da uno degli zii, donò a Clemente VII alcuni suoi dipinti, tra cui il celebre ‘Autoritratto allo specchio convesso’ ma nonostante ciò non ottenne mai incarichi dal pontefice. Lavorò soprattutto con altri personaggi che ruotavano attorno alla corte papale. Lorenzo Cybo, comandante delle guardie papali, fu uno tra questi, per il quale realizzò un ritratto, oggi conservato a Copenaghen. Il breve soggiorno a Roma, dal 1524 al 1527, servì, tuttavia, al Parmigianino per studiare più da vicino gli artisti più importanti del momento, fra i quali Raffaello, di cui fu considerato il giovane erede. Il sacco di Roma costrinse il Parmigianino a scappare e a trasferirsi a Bologna. In questo periodo dipinse i suoi capolavori per la basilica di San Petronio.

Rientrato a Parma tra il 1530 e il 1531, ottenne l’incarico di dipingere gli affreschi che avrebbero decorato l’abside nella cappella maggiore e il sottarco sul presbiterio nella Chiesa della Madonna della Steccata. Distratto dal suo impegno nel campo dell’alchimia, trascurò il lavoro pittorico e accusato dai suoi committenti della Confraternita della Steccata fu arrestato e imprigionato per quasi due mesi. Dopo la scarcerazione, il pittore si trasferì a Casalmaggiore dove morì nel 1540, a trentasette anni, forse a causa della malaria.

È sepolto nel Santuario della Madonna della Fontana. Padre dell’acquaforte italiana, le sue incisioni, seppur limitate nel numero, diffusero stilistiche eleganze in Italia e nel resto d’Europa.

Le Opere