
Bulino, mm 187 x 121.
Opera databile al 1498 c., monogrammata in basso al centro.
Esemplare della III o IV variante su VI (Meder c o d /f).
Composizione di complesso significato in parte dipanato da Panofsky nel 1931 e successivamente ripreso e interpretato da altri studiosi.
Il riferimento culturale dell’incisione va ricercato nella letteratura moraleggiante del tempo e più precisamente in un passo della Nave dei Folli scritta nel 1494 da Sebastian Brant e in parte illustrata da Dürer con diverse xilografie.
L’uomo seduto e addormentato al tepore della stufa simboleggia l’accidia, l’ozio e la pigrizia, nel senso di indolenza ad operare il bene e, da un punto di vista teologico, rappresenta uno dei sette peccati capitali.
In questo momento di abbandono il demonio soffia nella mente dell’uomo pensieri e sogni lascivi.
La figura di Venere in primo piano sarebbe, secondo Panofsky, la proiezione onirica dei desideri dell’uomo, mentre Eros che tenta di salire sui trampoli starebbe ad indicare l’instabilità della lussuria e dei vizi.
Infine la sfera rappresenta un attributo della Fortuna che sottolinea ulteriormente la precarietà dei desideri amorosi.